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Pensare alla scuola e al lavoro come due universi distinti, ognuno con le sue regole e le sue dinamiche, può compromettere la crescita individuale e sociale di ogni alunno.

Sapere e saper fare sono due facce della stessa medaglia, due aspetti da curare e aiutare a crescere. L’attuale Riforma scolastica, che ha diviso il secondo ciclo della scuola secondaria in due sistemi paralleli, quello dei licei e quello dell’istruzione e della formazione professionale, offre la possibilità di alternare scuola ed esperienze formative in veri e propri ambienti di lavoro.

L’alternanza scuola-lavoro, seguendo il testo della Riforma, permette agli studenti di "svolgere l'intera formazione dai 15 ai 18 anni , attraverso l'alternanza di periodi di studio e di lavoro, sotto la responsabilità dell'istituzione scolastica o formativa, sulla base di convenzioni con imprese o con le rispettive associazioni di rappresentanza o con le camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura, o con enti pubblici e privati ivi inclusi quelli del terzo settore, disponibili ad accogliere gli studenti per periodi di tirocinio che non costituiscono rapporto individuale di lavoro." (Art. 4, 1)

Viene garantita quindi "la possibilità di realizzare i corsi del secondo ciclo in alternanza scuola-lavoro, come modalità di realizzazione del percorso formativo progettata, attuata e valutata dall’istituzione scolastica e formativa in collaborazione con le  imprese con le rispettive associazioni di rappresentanza e con le camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura".

Lo studente viene messo in grado di potere realmente sviluppare le capacita relazionali e le competenze pratiche per immettersi con un valore aggiunto nel mercato del lavoro: alla conoscenza si affianca ora anche la capacità di fare. E' inoltre importante sottolineare come nel processo formativo venga data dignità primaria anche all'universo del lavoro, invitandolo a partecipare attivamente, e non solo come "ospite", al processo di maturazione e crescita di ogni alunno. Non più un ambiente caratterizzato dalla netta divisione del mondo della formazione con quello della produzione, ma una nuova collaborazione tra istituzioni che mirano allo stesso obiettivo: avere giovani preparati e attrezzati ad affrontare una società nella quale la conoscenza è il capitale più redditizio.

archivio DIAL’alternanza scuola-lavoro non è quindi un classico apprendistato, ma un modo per inserire l’esperienza lavorativa in un percorso formativo progettato e deciso insieme da studenti , tutor , famiglie , imprese . Non una semplice esperienza nel mondo del lavoro, ma una pratica dal fondamentale valore pedagogico, programmata da tutti quelli che sono i reali protagonisti della formazione di ogni allievo.

A conferma di questo, l’esperienza lavorativa sarà infatti valutata dall’istituzione scolastica in collaborazione con le imprese, gli Enti pubblici, le Organizzazioni, per assicurare, come recita la Riforma nello stesso articolo prima citato, "conoscenza di base, [e] l’acquisizione di competenze spendibili nel mercato del lavoro", ma sempre e comunque ribadendo l’aspetto pedagogico dell’esperienza, "sotto la responsabilità dell’istituzione scolastica o formativa" (art. 4, comma b).


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